Che cos’è l’effetto Dunning-Kruger?

Parliamo di competenze ed effetto Dunning-Kruger

Nel mondo del lavoro negli ultimi anni si è molto parlato e ragionato in merito alle competenze (o skills), da vari punti di vista.
A nessuno sfugge l’importanza di possedere specifiche competenze in un determinato settore per poter svolgere la propria attività in maniera efficace, sia che si tratti di competenze tecniche, le cosiddette hard skills, sia che si tratti di competenze più personali e trasversali, legate magari all’intelligenza emotiva e alle abilità naturali, ossia le cosiddette soft skills.

 

In questo articolo il team di K.rea vuole porre l’attenzione sul cosiddetto effetto Dunning-Kruger, un bias cognitivo (ne abbiamo parlato nel nostro ultimo articolo) che incide profondamente sulla percezione delle competenze e delle qualità di ciascuno di noi e che può avere effetti decisamente negativi anche sulle realtà lavorative.

Ecco i punti che approfondiamo insieme a voi in questo articolo:

  1. Cos’è l’effetto Dunning-Kruger?

  2. Quali possono essere le cause dell’effetto Dunning-Kruger?

  3. L’effetto Dunning-Kruger nella vita quotidiana e nelle organizzazioni lavorative.

  4. Conseguenze dell’effetto Dunning-Kruger nelle organizzazioni lavorative.

  5. Come contrastare l’effetto Dunning-Kruger?

  6. Effetto Dunning-Kruger e consapevolezza.

 

1. Cos’è l’effetto Dunning-Kruger?

Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato di bias cognitivi definendoli come delle vere e proprie distorsioni che ognuno di noi mette in atto nelle valutazioni di fatti e avvenimenti e che ci portano a distorcere la realtà creandone una in un certo senso parallela o comunque soggettiva.

A questa famiglia appartiene anche il cosiddetto effetto Dunning-Kruger, un’alterazione della percezione che porta le persone a non saper giudicare razionalmente le proprie conoscenze, sopravvalutando le proprie competenze e ritenendosi più esperte anche rispetto a soggetti molto più preparati.

In sostanza un individuo sotto l’effetto Dunning-Kruger è incapace di riconoscere la propria incompetenza.

Gli studi più approfonditi su questo bias prendono piede a seguito di un curioso episodio.

A metà degli anni novanta, a Pittsburgh, il quarantacinquenne McArthur Wheeler rapinò due banche, in pieno giorno, a viso scoperto. Ovviamente in poco tempo venne individuato e arrestato.
Cosa l’aveva spinto ad un’impresa così folle?
Un suo amico gli aveva mostrato il trucchetto del succo di limone che rende invisibile l’inchiostro su carta e l’uomo si era convinto che la stessa cosa sarebbe avvenuta se si fosse cosparso il viso con il succo di limone.
Sfortuna volle che, per testare il risultato prima di lanciarsi nelle rapine, provò a scattarsi una foto, ma sbagliò inquadratura e nella foto sembrava quindi non esserci. E proprio il fatto di non apparire raffigurato nella foto, lo convinse dell’efficacia del metodo.

La storia di questo improvvisato rapinatore incuriosì due colleghi del Dipartimento di Psicologia Sociale della Cornell University, David Dunning e Justin Kruger che si domandarono se l’incompetenza potesse davvero renderci inconsapevoli della nostra impreparazione.

Fecero quindi una serie di esperimenti nei quali analizzarono le competenze di diverse persone in campi differenti, chiedendo loro dapprima di autovalutarsi e sottoponendoli poi a dei test per verificarne l’effettiva preparazione.

Ebbene, i risultati dimostrarono che più una persona era incompetente, meno ne era consapevole.
Al contrario, più una persona era competente, più tendeva a sottovalutare le proprie capacità.

Non solo: diverse persone che si erano sopravvalutate persistevano nella loro idea anche di fronte ai riscontri oggettivi dei test.

 

2. Quali possono essere le cause dell’effetto Dunning-Kruger?

Abbiamo visto come questo bias cognitivo porti le persone a non saper giudicare razionalmente le proprie competenze e il proprio grado di conoscenza di un particolare ambito, causando di fatto uno scollamento tra la competenza effettiva e la percezione soggettiva di questa competenza.

In sostanza si verifica che le persone con una bassa competenza in un determinato campo tendono a sovrastimare le proprie abilità e a credere di essere molto più competenti di quanto in realtà siano, mentre le persone maggiormente competenti tendono al contrario a sottostimare la propria capacità in quel campo.

L’effetto Dunning-Kruger è a sua volta alimentato da un bias che viene definito illusione di superiorità e che di fatto porta le persone a sovrastimare le proprie abilità e a sottostimare quelle degli altri.

Ma quali possono essere le cause di un simile comportamento?

Innanzitutto una percezione distorta della realtà.

Se mancano le competenze in un determinato ambito, risulta poi difficile stimare le effettive difficoltà che si potrebbero incontrare sul campo e soprattutto essere consapevoli dei propri limiti e punti di forza.
Insomma, alla base di questo bias c’è una mancanza di auto-consapevolezza e di auto-valutazione, ma anche un tentativo di proteggere la propria autostima: per difendersi dal giudizio degli altri e mantenere un’immagine “alta” di sé, le persone tendono a stimarsi come più abili di quanto lo siano in realtà.

C’è, infine, da rilevare che le persone tendono a confrontarsi in prima battuta con chi ritengono avere un livello di competenza più basso del loro. Questa dinamica crea un'illusione di superiorità, in cui si pensa di essere maggiormente esperti rispetto agli altri, anche se spesso nella realtà dei fatti non è così.

Queste dunque le cause principali che possono portare un individuo ad agire attraverso questo tipo di distorsione cognitiva. Possiamo ora osservare come l’effetto Dunning-Kruger sia presente nella vita quotidiana in generale, ma anche in maniera specifica nelle organizzazioni lavorative, come illustrato nel paragrafo successivo.

 

3. L’effetto Dunning-Kruger nella vita quotidiana e nelle organizzazioni lavorative.

Possiamo osservare questo bias in azione in diversi contesti della vita quotidiana.
A chi di noi non è mai capitato di confrontarsi con:

  • l’esperta di cucina che commenta ogni singolo piatto del ristorante, ma a casa riesce a bruciare qualunque cosa metta sul fuoco

  • l’appassionato di informatica che ti vuole spiegare come funziona Excel, ma finisce per incasinarti le tabelle

  • il commissario tecnico che non ha mai praticato uno sport in vita sua

Insomma, tutti noi conosciamo persone che si improvvisano esperti su un argomento solo perché ne hanno sentito parlare o hanno letto un articolo a riguardo, oppure si lanciano in dibattiti, anche online, senza aver la benché minima idea della materia su cui stanno discutendo. Questi “personaggi” sono spesso anche oggetto di ironia, in particolare sui social.

Il mondo del lavoro non è ovviamente distaccato dalla vita quotidiana e quindi anche in questo campo esistono persone che agiscono attraverso questo bias cognitivo. Anzi, già negli anni ‘90 un’indagine condotta presso i dipendenti di una società di ingegneria a cui era stato chiesto di autovalutare le proprie prestazioni, ha dato come risultato che ben il 42% di essi, si è collocata nel gruppo del 5% di dipendenti migliori.
Matematicamente un enigma, umanamente comprensibile alla luce dell’effetto Dunning-Kruger.

Insomma anche nelle organizzazioni lavorative c’è chi pensa di essere più competente degli altri e siamo sicure che molti di voi hanno diversi esempi in mente. Questa attitudine però, come facilmente intuibile, porta delle conseguenze che non sempre sono benefiche.

Qualche esempio? Vediamolo insieme.

 

4. Conseguenze dell’effetto Dunning-Kruger nelle organizzazioni lavorative.

L’effetto Dunning-Kruger può avere un profondo impatto sulla vita delle persone e sulle azioni che svolgono e di conseguenza sull’intera vita lavorativa.

Un primo impatto è sicuramente sulle relazioni all’interno dell’organizzazione: chi è affetto da questo bias si crede in qualche modo superiore agli altri e quindi manifesterà quasi certamente difficoltà relazionali e nel lavoro in team dato che potrebbe non accettare consigli o critiche e sentirsi incompreso, isolato e quasi sicuramente frustrato .

Soprattutto a livello manageriale, poi, non riconoscere i propri limiti e anzi sopravvalutare le proprie capacità potrebbe portare a prendere decisioni avventate o non all’altezza della situazione, fino a compromettere un progetto o addirittura lo sviluppo stesso dell’organizzazione.

Ancora, il non avere piena consapevolezza del proprio grado di competenza potrebbe non permettere di cogliere opportunità di formazione, di aggiornamento o addirittura di evoluzione, anche in senso tecnico-organizzativo, che potrebbero essere preziosi. Chi ha paura delle nuove tecnologie o persevera in un’azione perché “si è sempre fatto così”, probabilmente soffre di questo bias cognitivo.

Insomma l’effetto Dunning-Kruger potrebbe precludere molte possibilità ad un’organizzazione lavorativa.

Che fare quindi?

 

5. Come contrastare l’effetto Dunning-Kruger?

Abbiamo visto come questo bias cognitivo incida anche sull’efficienza e lo sviluppo delle attività lavorative.

Come contrastarlo?

In questa distorsione gioca un ruolo fondamentale la fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie competenze, perciò il punto di partenza non può che essere lavorare attivamente per aumentare la propria autoconsapevolezza, impegnandosi nel mettere onestamente in discussione le proprie capacità e allenandosi a ricevere feedback costruttivi da parte di persone competenti senza chiudersi a riccio.

Vi sono poi diversi accorgimenti che si possono applicare, noi ve ne suggeriamo tre:

  1. imparare ad accettare le critiche che ci vengono mosse, evitando di prenderle sul personale: di norma i nostri collaboratori non danno giudizi sulla persona, ma pareri sulle azioni svolte e sulle idee proposte;

  2. non avere paura di rimettersi in gioco, anche attraverso la formazione: mettere alla prova le proprie conoscenze e competenze è un ottimo modo per rilevare punti di forza e aree di miglioramento;

  3. ascoltare e valutare la visione di chi collabora con noi, eventualmente dando feedback costruttivi ed evitando di imporre il proprio punto di vista.

 

6. Effetto Dunning-Kruger e consapevolezza.

Come abbiamo detto però, tutto parte dalla consapevolezza o meglio ancora dall’autoconsapevolezza.

Essere consci dei propri limiti e ricercare con umiltà il miglioramento continuo, dentro e fuori dalla realtà lavorativa, è un passo fondamentale per evitare di cadere nella trappola dell’effetto Dunning-Kruger.

Le organizzazioni lavorative hanno a disposizione diversi strumenti per aiutare i propri collaboratori in questo percorso: dalla formazione continua, al mentoring, dal rafforzamento del team building, al supporto di esperti.

Essere consapevoli dei propri limiti porta ad una valutazione oggettiva delle proprie competenze, ad individuare le aree di miglioramento, a riconoscere i propri pregiudizi e a migliorare l’empatia e la comunicazione con chi ci sta dando un feedback sulle nostre azioni, ma soprattutto porta ad identificare e a mettere in atto azioni migliorative concrete per colmare i propri gap.

E se parliamo di consapevolezza, parliamo di contatto profondo col proprio sé che possiamo raggiungere attraverso la meditazione.

Meditare dovrebbe diventare una pratica quotidiana, anche pochi minuti al giorno, non solo per contrastare l’effetto Dunning-Kruger e altri bias cognitivi, ma soprattutto per riportarci a noi stessi: è un supporto molto concreto ed efficace per superare i nostri schemi mentali, entrare in contatto col nostro sentire più autentico e incontrare le nostre risorse.

Anche questa è una competenza che si può acquisire con impegno, costanza e… tanta pratica!

Per supportarvi abbiamo pensato ad UptoDay, un percorso meditativo in pillole per far entrare questo strumento nella vita quotidiana vostra e della vostra organizzazione lavorativa.

Ti lasciamo in regalo l’accesso alla prima meditazione del percorso: puoi iniziare la tua pratica di meditazione qui.

Grazie alla meditazione non temiamo l’effetto Dunning-Kruger!

 

Se ti sono piaciuti il nostro articolo e la nostra pillola di meditazione, faccelo sapere!

Il nostro team è a tua disposizione per supportarti nel trovare la strategia e il piano più adatto per rinnovare il benessere all’interno della tua organizzazione.

Indietro
Indietro

L’influenza delle distorsioni cognitive sui Team di lavoro.

Avanti
Avanti

Che cosa sono i bias cognitivi e in che modo influenzano la nostra vita lavorativa?