E se facessimo intervenire un counselor?
Continuiamo a parlare di Counseling Organizzativo, uno degli strumenti che K.rea Consulting mette al servizio delle organizzazioni lavorative per individuare e affrontare le criticità, sia a livello individuale che globale, facendo emergere bisogni e risorse e migliorando le relazioni e la comunicazione.
Come si svolge un intervento di Counseling? Qual è il ruolo del Counselor? Quali strumenti vengono utilizzati? ù
Sono alcune delle domande a cui cercheremo di dare risposta. Per tutto il resto… contattateci per una call gratuita!
Ecco i punti che approfondiamo insieme a voi in questo articolo:
Linee guida di un intervento di Counseling Organizzativo
Chi è il Counselor?
La cassetta degli attrezzi del Counselor
Gli interventi tailor made di K.rea Consulting
1. Linee guida di un intervento di Counseling Organizzativo
Nell’articolo dello scorso mese, in cui abbiamo raccontato un pò più nel dettaglio cos’è il Counseling, e più nello specifico cos’è il Counseling Organizzativo, abbiamo visto come questo strumento sia incentrato sulla persona, i suoi bisogni, le sue risorse, le sue sensazioni.
Il Counselor quindi non dà soluzioni, diventa un tramite per mettere in contatto il cliente con sé stesso: ogni persona e ogni organizzazione è diversa dalle altre e ha le sue peculiarità, quindi l’intervento non sarà mai lo stesso per la persona/organizzazione A o per la persona/organizzazione B.
Inoltre,ogni Counselor ha un suo modo di approcciarsi al cliente e di condurre l’intervento, approccio che gli deriva sia dalla sua formazione che dalla propria sensibilità.
Tuttavia è possibile riscontrare alcune linee-guida che permettono al Counselor di mantenere la barra dritta e di non disperdere energie, né le sue, né quelle del cliente.
Innanzitutto può sembrare ovvio, ma è bene sottolineare che, nel corso di un intervento di Counseling Organizzativo, sia esso individuale o di gruppo, viene a crearsi una situazione in cui agiscono principalmente tre fattori:
il counselor
il cliente
il campo morfogenetico (o campo unificato): ossia un campo empatico che si crea tra Counselor e cliente dove il racconto e le emozioni fluiscono.
Su questi tre elementi di base, si struttura l’intervento che, normalmente, comprende le seguenti fasi:
un primo momento di ascolto attivo per prendere contatto con il cliente, accogliere la tematica che porta e prendere tutti gli accordi necessari per il proseguimento del percorso. Può essere anche un buon momento per verificare la reazione del cliente, il suo atteggiamento, le sue aspettative
una seconda fase in cui si analizza più nel dettaglio la domanda e il bisogno espresso dal cliente e si valuta, con il supporto del cliente stesso qual è la situazione a livello organizzativo e relazionale, visualizzando quale o quali sono gli obiettivi concreti che si vogliono raggiungere, sia a livello individuale che di gruppo
la stesura del progetto di intervento vero e proprio, compresa l’individuazione dei soggetti a cui rivolgersi e le modalità con cui comunicarlo, da condividere con il cliente
la realizzazione dell’intervento
la fase finale di chiusura dell’intervento, in cui bisognerà porre attenzione a:
Rilevare le eventuali altre esigenze emerse nel corso dell’intervento
Richiedere un feedback ai partecipanti e in generale alle figure apicali che hanno richiesto l’intervento, ma anche dare un feedback su quanto emerso nel corso dell’intervento
“Mettere a terra” l’intervento, incorporando quanto acquisito nella realtà quotidiana dell’organizzazione
2. Chi è il Counselor?
Questo dunque quello che accade quando un’organizzazione decide di avvalersi dell’intervento di un Counselor. Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, il piatto è questo, poi ogni professionista ci aggiunge il suo “ingrediente speciale” che può essere uno strumento, un’attitudine, una qualità particolare.
Per questo sono importanti i primi contatti in quanto il Counselor ha necessità di indagare a fondo quali sono le esigenze e le aspettative del cliente, ma anche il cliente ha la possibilità di “studiare” la sua controparte per verificare se effettivamente è il professionista più adatto alla sua realtà e ai suoi bisogni.
Tuttavia i Counselor devono necessariamente sviluppare alcune qualità, indipendentemente dalla loro formazione e dalla loro personalità.
Si tratta di alcuni atteggiamenti-chiave già definiti da Rogers, uno dei padri fondatori del Counseling (ne abbiamo parlato nell’articolo precedente) e che si possono riassumere in 5 caratteristiche, ovviamente valevoli sia in caso di intervento individuale che di gruppo:
empatia ovvero la capacità di comprensione e risonanza con il cliente, senza giudizio, per poter creare uno spazio in cui il cliente si senta accolto
accettazione che significa che il Counselor accoglie ogni aspetto dell’esperienza portata dal cliente, anche quelli che vengono giudicati negativi
rispetto, essenziale per creare un clima di fiducia e uno spazio di non giudizio
congruenza e autenticità, nel corso della sua formazione, il Counselor ha lavorato anche su se stesso, arrivando ad un contatto con il proprio sé che gli permette di riconoscere ed esprimere liberamente ciò che sente e di essere consapevole delle proprie sensazioni
Come possiamo vedere da quest’ultimo punto il Counselor riesce (o dovrebbe riuscire) a “camminare nelle scarpe” del cliente, proprio perché ha già svolto un percorso di consapevolezza, come quello che va a proporre al singolo o all’organizzazione
3. La cassetta degli attrezzi del Counselor
Abbiamo già sottolineato come ogni Counselor abbia un suo modo di approcciarsi al cliente e di condurre un intervento: ovviamente non esiste un modo giusto e un modo sbagliato, pur partendo da alcune linee guida, l’intervento è sempre cucito addosso al cliente.
Ci sono però alcuni strumenti che vengono utilizzati spesso, soprattutto nelle organizzazioni lavorative e che vorremmo illustrarvi brevemente qui di seguito. Potrete così iniziare ad immaginare quale o quali possono essere più adatti alla vostra realtà
Il diario. Forse non tutti sanno che il diario è un vero e proprio genere letterario codificato le cui prime tracce risalgono a prima dell’anno mille e che ha resistito nel tempo assumendo varie forme, la più recente, quella del blog.
Certo, sembrerebbe più adatto ad un intervento individuale, ma se il vostro Counselor vi chiedesse di tenere collettivamente un diario in cui annotare dati, pensieri, emozioni, legati all’esperienza che state vivendo?
Non sarebbe un ottimo spunto, anche per riflessioni post intervento?
Anche perché esistono studi scientifici che hanno misurato i benefici, anche fisici, di scrivere un diario: ad esempio lo sapevate che secondo l’Università Notre Dame in Australia, chi tiene un diario riduce la pressione sanguigna e migliora la funzionalità del fegato?
Il disegno fa parte di quella che viene chiamata Arteterapia che comprende non solo, appunto, il disegno, ma anche varie altre forme d’arte come la musica, la danza, la scultura.
Spesso si ha un pò di diffidenza per questo strumento, l’obiezione più comune è sempre “eh, ma io non so disegnare”.
Tranquilli, un intervento di Counseling non è una mostra d’arte! Il disegno permette di raccontarsi e di mettere a fuoco alcune emozioni che ci smuovono, bypassando la mente e la logica, per arrivare al cuore di noi stessi, senza schemi e filtri.
Inoltre anche l’utilizzo dei colori dà diverse indicazioni, ma su quello dovremmo scrivere un articolo intero, anzi, magari lo faremo! Alcuni benefici nell’utilizzo del disegno?
aiuta a esprimere sentimenti, emozioni e sensazioni che possono risultare difficili da verbalizzare;
sviluppa la capacità di un confronto sano
favorisce l’immaginazione e la creatività
migliora l’autostima e la fiducia
identifica e chiarisce le problematiche
aumenta le capacità di comunicazione
migliora alcune abilità fisiche
riduce i livelli di stress e di ansia
motiva il pensiero e favorisce la riflessione
migliora concentrazione, attenzione e memoria
Le carte Dixit (e non solo): le carte illustrate e in generale le immagini sono un’ottimo strumento per scoprire qualcosa di sé,, lasciando da parte l’analisi mentale per immergerci nel sentire.
Un po' come il disegno, ci aiutano ad andare al di là degli schemi, per cogliere senza filtri ogni aspetto di una persona o di una situazione.
Citiamo qui le carte Dixit che, partite come gioco per bambini, sono diventate strumento terapeutico e di formazione, ma ne potremmo citare altre.
Qualunque sia lo strumento concretamente utilizzato, le immagini permettono di esprimersi in maniera vera e autentica, senza paura di dover per forza trovare una logica, ma lasciandosi guidare dal sentire
Giochi e attività di Team Building: gioca, così da essere serio, è una frase attribuita ad uno dei Sette Saggi dell’Antica Grecia. Si può essere seri giocando, all’interno di un’organizzazione lavorativa?
Bhé innanzitutto giochi e attività di Team Building aiutano a creare un ambiente di lavoro sereno e collaborativo, che favorisce la produttività.
In secondo luogo il gioco rende più fluide le relazioni, stimolando anche un nuovo e più autentico modo di comunicare.
Ancora, il gioco incentiva la creatività e il pensare “fuori dagli schemi” che possono diventare un asso nella manica per il miglioramento dell’organizzazione.
Secondo Stefano Masci, autore del libro Giochi nella formazione aziendale: giochi, role play e altre attività di Team Building possono “esplicitare dinamiche e stimolare consapevolezze sui propri comportamenti” e sono in grado di “rafforzare una trattazione teorica su argomenti come la comunicazione efficace nei gruppi di lavoro, l’analisi delle dinamiche con il potere, la leadership e la followership, la gestione dei conflitti, le diversità di pensiero e dei comportamenti e tutto ciò che accade dentro un team e che può avere impatto in un’azienda”.
Quindi si, anche in un’organizzazione lavorativa si può essere seri giocando!
4. Gli interventi tailor made di K.rea Consulting
Finora abbiamo descritto in generale come si svolge un intervento di Counseling Organizzativo e abbiamo visto alcuni strumenti che potrebbero essere utili nel percorso.
Ma in tutto questo come si inseriscono gli interventi di Counseling Organizzativo di K.rea Consulting?
Innanzitutto sottolineiamo una volta di più che il nostro Team è composto da Counselor professioniste iscritte a Siaf Italia in grado di sostenere nella gestione efficace delle criticità, permettendo un rafforzamento delle risorse personali e professionali, nonché un miglioramento nello stato psico-fisico, e l’allentamento di tensioni e ansie.
Possiamo offrire interventi individuali, attraverso uno sportello counseling anche online che normalmente prevede incontri incentrati sulle seguenti tematiche:
Gestalt: dove si interrompe l’azione e con che modalità (deflessione, introiezione, proiezione, ecc.) Seduta di contatto con le emozioni che emergono da questo
Identificazione della ferita e relativo accompagnamento del Bambino Interiore. Che Trauma emerge?
Lavoro sul corpo: respiro e felt sense- risorse
Piramide di Maslow: che bisogno emerge?
Conclusione, suggerimenti e accordi per l’eventuale proseguimento del percorso
Ma alle organizzazioni lavorative offriamo anche percorsi di gruppo, con l’obiettivo di:
Prendere consapevolezza di sé e dei propri bisogni
Far emergere le risorse personali e professionali
Affiancare i professionisti in un percorso di evoluzione e di consapevolezza
Per farlo utilizziamo gli strumenti descritti nel paragrafo precedente, ma nella nostra cassetta degli attrezzi c’è spazio per tanto altro:
Meditazione e pratiche di consapevolezza
Costellazioni organizzative
Interventi sulla Comunicazione Non Violenta
Corsi sulla Leadership e Nuovi Approcci al Management
… e infine seminari residenziali e viaggi incentive.
Il tutto anche in lingua inglese per i Team internazionali
Siamo pronte ad accompagnare la vostra organizzazione in un percorso di trasformazione che mira al superamento delle criticità e all’attivazione delle risorse, per realizzare gli obiettivi preposti.
Contattaci per una call conoscitiva!