Costellazioni Sistemiche per le aziende e team di lavoro.

Si parla molto di Costellazioni, più conosciute come Costellazioni famigliari, o degli Ordini dell’albero genealogico.

Dal loro avvento e sviluppo, negli anni Ottanta, questo metodo si è espanso e sviluppato moltissimo, sino ad arrivare ad oggi e alla sua applicazione  al mondo del lavoro.

Un breve excursus: partiamo dal  loro padre fondatore, Bert Hellinger, e dal suo background.

Bert Hellinger nasce in Germania. Solo dopo aver partecipato alla guerra ed essere stato prigioniero, prende i voti sacerdotali e viene trasferito in Sud Africa, dove vive per 16 anni tra gli Zulu. Entra in contatto con le loro tradizioni, con la cultura tribale, e, allo stesso tempo, sviluppa interesse per l’approccio fenomenologico* e il riconoscimento della diversità, basata sulla sospensione del giudizio e dei preconcetti.

Via via, si allontana dalla Chiesa Cattolica, lascia i voti e si dedica agli studi di psicanalisi a Vienna, a Monaco e negli States, dove ha modo di conoscere Arthur Janov (creatore della terapia Primal), Eric Berne (iniziatore dell’Analisi Transazionale), lo psicodramma di Levi Moreno, la Gestalt e, infine, la Terapia Familiare sistemica di cui una tra i pionieri è stata Virginia Satir.

Dalla fusione di approcci e di vissuto nascono le Costellazioni Famigliari, che si fondano sul principio fenomenologico del campo unificato, o morfogenetico, la dimensione che va oltre il personale e che permette l’accesso alle informazioni che portano alla luce gli irretimenti che ostacolano il divenire del destino personale.

Io venni a conoscenza delle Costellazioni Famigliari all’inizio del 2000, quando vivevo e lavoravo presso uno degli istituti per la meditazione e crescita spirituale più grandi d’Europa, Osho Miasto, in Toscana. Pur essendo molto esperta in tecniche e insegnamenti di psicologia evolutiva, capii immediatamente che le Costellazioni Famigliari erano un sistema molto potente e che avrebbe avuto un grande impatto nel mondo terapeutico.

Di lì a poco, iniziai il mio primo training di formazione, con Amrita Jung (nipote del grande Carl Gustav Jung).

Da allora sono passati vent’anni, ho proseguito la formazione, ho incontrato Bert Hellinger e io stessa sono diventata formatrice. Ho condotto workshop e training in Italia, in Gran Bretagna e in India, e sempre, dico sempre, ho ricevuto feedback di forte impatto emotivo accompagnati da comprensioni risolutive.

Affacciandomi al mondo del lavoro e alle sue tematiche, trovo che le Costellazioni (da qui in poi denominate Aziendali) offronosoluzioni immediate e concrete, dando spunti per cambiamenti basati su sguardi d’insieme che si astengono da elucubrazioni e pensieri che sono fini a se stessi, in cui spesso la sensazione è di “spin in circles”, cioè girare a vuoto.

Per citare un grande del pensiero, Albert Einstein: “Non si può pensare di trovare soluzione a problemi con la stessa mente che li ha creati”.

So simple!

Si può certamente offrire un tempo di elaborazione dei contenuti emersi, in modo da metabolizzare il vissuto, ma è provato dall’esperienza, anche la mia, che la soluzione emerge subito, e che dona un senso di sollievo, un pò come “Eureka”, sì, è proprio così.

Parliamo spesso di etica professionale e di crescita evolutiva. 

Aprire le porte alla comprensione, alla consapevolezza e alla praticità fa sì che si abbia dalla propria parte non solo il bagaglio e l’esperienza personale, ma anche la connessione al Campo Cosciente: la Vita stessa.

Forse questi termini possono risultare un pò altisonanti e pomposi, ma non trovo altre parole per descrivere in modo semplice ciò che è vero e riscontrabile sin dal primo impatto. Prova, fai la tua esperienza, datti la possibilità di capire in prima persona.

Solo così potrai dare un senso alle mie parole o a quanto leggi su questo tema. 

In che modo agiamo con le Costellazioni Aziendali?

Partiamo sempre da un dialogo allo scopo di sondare il più profondamente possibile la problematica da affrontare, la domanda a cui trovare risposta, la situazione che chiede soluzione.

Gli esempi sono molti e riguardano tutti gli aspetti della vita dell’azienda (o ente o associazione): il personale, i prodotti, le scelte da affrontare, il denaro, gli obbiettivi, i soci, gli associati, le aziende con cui si collabora, ...

Il ruolo del facilitatore o, nel mio caso, della facilitatrice, è fondamentale: aiuta a trovare il nocciolo della problematica o situazione, e, maieuticamente, ad accompagnare l’interlocutore nel suo viaggio ed esplorazione, per poi, insieme, discuterne l’outcome.

La visione d’insieme dell’azienda vede le figure apicali nel loro ruolo (imprenditore/imprenditrice - direttore/direttrice - coordinatore/coordinatrice - ecc.) e il consolidamento della loro posizione porta, a cascata, al consolidamento dei ruoli di ciascun collaboratore e collaboratrice all’interno del sistema.

Essere al proprio posto è fondamentale: significa sentirsi bene, partecipare, evolvere.

Cito una frase famosa di Bert Hellinger: "Senza radici non si vola"

Il mio desiderio, quello di K.rea, è esattamente questo: sostenere per radicare e… far volare.

Prossimamente commenterò il Decalogo dell’imprenditore di Bert Hellinger: come diventare un buon imprenditore/imprenditrice. 

Elena Darshana

*L’approccio fenomenologico privilegia l’osservazione dei FATTI così come sono, (dal greco “phainomenon” che significa “ciò che appare”).  Si evita il giudizio oggettivo per privilegiare il significato dell’esperienza percepita.

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Uno sguardo al vertice: costellazioni sistemiche per figure manageriali

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La comunicazione nel mondo del lavoro, oggi.