INSIDE & OUTSIDE: IL RUOLO DELLE EMOZIONI NELLE ORGANIZZAZIONI
Siete già corsi/e al cinema a vedere Inside-Out 2? No?! Malissimo!!! Quei geni della Pixar ci hanno visto giusto anche stavolta nel descrivere il passaggio della ormai non più così piccola Riley a quel concentrato di emozioni che è il magico mondo dell’adolescenza. Il pulsante “Allarme Pubertà” potrebbe diventare un ottimo gadget da regalare a mamma e papà per il prossimo Natale
Nel film le emozioni sono formato famiglia, amicizia e in parte scuola, ma cosa succede quando le emozioni entrano nel mondo del lavoro? Anzi cosa succede nel momento in cui vi rendete conto che le emozioni non sono solo roba da adolescenti, ma agiscono anche all’interno di un’organizzazione lavorativa? Si accende anche in questo caso un pulsante di allarme?
Non esistono emozioni buone ed emozioni cattive, come ben esemplifica il film. Se Gioia, Tristezza, Ansia & Company governano in qualche modo la vita di una persona, perché dovrebbero essere assenti in una comunità, quella lavorativa, che è formata da persone? In questo nuovo articolo parliamo di Consapevolezza Emozionale e si, è utile anche quando siete alla vostra scrivania o davanti ad un macchinario!
INDICE
Approccio Outside-In e approccio Inside-Out
Lasciar spazio alle emozioni (anche al lavoro)
Consapevolezza emozionale con K.rea Consulting
1. APPROCCIO OUTSIDE-IN E APPROCCIO INSIDE-OUT
Partiamo dall’inizio. Alzi la mano chi conosce il significato del titolo del film Pixar
Inside Out è una locuzione inglese composta da due avverbi. Inside è una parola composta da in, "dentro", e side, "lato" ed è plurivalente, ovvero può essere un avverbio, come in questo caso, ma anche preposizione, aggettivo e nome; significa dentro, all'interno, ma anche l'interno come sostantivo. Out invece è avverbio e preposizione e significa "fuori". Letteralmente l’espressione si potrebbe tradurre con "dentro fuori" e prende il significato di "sottosopra, all'incontrario, al rovescio”. Come dire, ciò che è dentro dovrebbe essere fuori e viceversa. Insomma un bel casino.
Il titolo del film sta ad indicare non solo gli stravolgimenti nella vita della protagonista, che nel primo film si trasferisce in un’altra città e nel secondo entra nell’adolescenza, ma anche il fatto che ciò che abbiamo dentro di noi (le emozioni) influenza la nostra vita esteriore e viceversa.
Forse però non tutti sanno che Inside-Out è anche il nome di un tipo di approccio utilizzato nel mondo del business, una strategia guidata dalla convinzione che i punti di forza e le capacità interne possano permettere le scelte migliori. Di fatto il focus è quindi puntato all'interno dell’organizzazione, sul “cosa si sa fare”, cercando di focalizzarsi su come sfruttare al massimo le proprie risorse, essere più efficienti e utilizzare la propria core competence nel modo più efficace per attrarre clienti e battere la concorrenza.
Esiste però anche un approccio Outside-In che spesso è visto in contrapposizione con il precedente. Secondo quest’ottica, la creazione di valore per il cliente, l'orientamento al cliente e le esperienze del cliente sono le chiavi del successo. La cultura organizzativa ideale è orientata al mercato e all’analisi della clientela, nella convinzione che se i clienti non sono soddisfatti delle soluzioni offerte, il business ne risentirà e il valore dell’organizzazione diminuirà. Di fatto ci si focalizza sull' attrarre e mantenere il cliente fornendogli un valore percepito superiore a quello dei concorrenti, mettendosi in un certo senso nei panni del cliente stesso
Fino a non molto tempo fa l’approccio Inside-Out andava per la maggiore fra le organizzazioni lavorative, oggi pare che le società con le migliori performance (come dicono quelli bravi) siano quelle che seguono l’approccio Outside-In. Lasciamo agli esperti le analisi del caso, noi ci permettiamo solo di osservare che, sia che si parta dall’interno, sia che si parta dall’esterno, un ruolo importante lo giocano sicuramente le protagoniste del film da cui siamo partite: le emozioni
2. LASCIAR SPAZIO ALLE EMOZIONI (ANCHE AL LAVORO)
Nel paragrafo precedente abbiamo visto come l’approccio Inside-Out parta dall’interno dell’organizzazione lavorativa per “portare” fuori il know how e i valori dell’organizzazione stessa. L’approccio Outside-In funziona invece in qualche modo al contrario: si prendono i bisogni del cliente e li si porta all’interno dell’organizzazione per capire come soddisfarli, possibilmente in maniera più efficace rispetto alla concorrenza.
Sia che si “porti all’interno”, sia che si porti “all’esterno” qualcosa dell’organizzazione o dei propri stakeholder (o si scelga un mix dei due approcci), una cosa è certa: avremo sempre a che fare con delle persone che non sono fatte solo di idee, progetti, conoscenze e bisogni, ma anche, se non soprattutto, di emozioni. Che, anche nelle dinamiche lavorative, non se ne stanno certo buone a guardare cosa combiniamo. Possiamo dire che anche le emozioni agiscono secondo un approccio Inside-Out e un approccio Outside-In: da un lato ci sono infatti le cosiddette competenze sociali, quegli strumenti che partono da noi, da quello che siamo e che “sappiamo fare”, da come ci presentiamo agli altri, dall’altro c’è l’empatia, skill oggi molto richiesta, che ci allena ad entrare in connessione con l’altro e le sue emozioni. Insomma da un lato, siamo noi a metterci in primo piano rispetto all’ambiente in cui viviamo (anche quello lavorativo), dall’altro è l’ambiente a diventare protagonista. Inside-Out, Outside-In.
In generale, le emozioni svolgono un ruolo cruciale nelle nostre vite. Infatti, ci permettono di reagire nel modo più consono agli stimoli, comprese potenziali situazioni di pericolo, ma anche di sviluppare auto-consapevolezza sul proprio stato di benessere e di soddisfazione, per agire poi nella direzione della loro promozione. Il lavoro fa parte della nostra vita, quindi perché le emozioni non dovrebbero avere un ruolo altrettanto centrale anche in questo ambiente?
Le emozioni svolgono un ruolo significativo all’interno di un’organizzazione lavorativa, influenzando spesso l’efficacia e l’efficienza proprio perché influiscono sulle persone e le loro relazioni. La capacità di dialogare con le emozioni e di riconoscere il vissuto emotivo nostro e delle persone con cui interagiamo è fondamentale perché aiuta a riconoscere le situazioni e a farvi fronte nella maniera più efficace possibile.
Pensiamo solo a due aspetti dell’organizzazione lavorativa come possono essere la gestione di un team o il marketing che possiamo definire “la gestione dei potenziali clienti”: riconoscere le emozioni che muovono risorse umane e potenziali clienti non è forse essenziale per indirizzarle ad una maggiore efficienza produttiva (nel primo caso) o a scegliere la vostra organizzazione anziché la concorrenza (nel secondo caso)?
Chi ha visto il film Inside-Out sa che le emozioni guidano i protagonisti attraverso una consolle posta nella loro mente. In realtà le emozioni non sono solo nella testa. Quindi, come facciamo ad individuare e muovere le leve della nostra consolle emotiva per evitare di farci sopraffare e per gestire al meglio le nostre e altrui emozioni?
3. CONSAPEVOLEZZA EMOZIONALE CON K.REA CONSULTING
Lo psicologo americano Daniel Goleman ha iniziato a parlare di intelligenza emotiva definendola la “capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, ma anche la capacità di saper gestire le emozioni in modo efficace”, individuando quattro ambiti in cui questa competenza poteva essere esercitata.
Autoconsapevolezza: l’arte di capire se stessi, con le proprie debolezze e i propri punti di forza. Una connessione step by step con la nostra esperienza emotiva in evoluzione è la chiave per capire come le emozioni influenzano pensieri e azioni.
Autogestione: saper gestire le emozioni stressanti ed essere in grado di individuare quelle positive. Scriviamo su un pezzetto di carta le emozioni che proviamo e analizziamole a distanza di qualche tempo: ci forniranno utili informazioni.
Consapevolezza sociale: saper riconoscere ed empatizzare con le emozioni altrui. Meno concentrati su noi stessi e più attenti agli altri e ai loro segnali non verbali.
Gestione delle relazioni: saper lavorare con gli altri in maniera efficace, essere in grado di risolvere conflitti, saper motivare e ispirare. Riconosciamo i messaggi non verbali che inviamo agli altri. Mettiamo in campo umorismo, risate e gioco per ridurre lo stress e risolvere conflitti
Anche per il nostro Team di professioniste Goleman è un punto di riferimento quando si parla di emozioni. Soprattutto per la sua intuizione che la capacità di rapportarci con le nostre e altrui emozioni, come qualunque altra competenza, può essere allenata ed affinata. Tuttavia preferiamo parlare di Consapevolezza Emotiva: tutte le nostre proposte rivolte alle organizzazioni lavorative hanno come punto di partenza la pratica costante della consapevolezza, del contatto con sé stessi e con gli altri, del qui e ora. Solo così crediamo sia possibile prendere coscienza e sviluppare la propria emotività in modo efficace ed efficiente. Anche all’interno delle organizzazioni lavorative.
Come allenare la propria consapevolezza emotiva? Le modalità sono molteplici, in questo articolo vi diamo quattro piccoli suggerimenti:
Arricchisci il tuo vocabolario
Dite la verità, quando qualcuno vi chiede “come stai?”, quanto volte ve la cavate con un semplice “bene?” o “male”? A volte non sappiamo neppure noi cosa ci sta accadendo, figuriamoci spiegarlo agli altri. Saper parlare delle proprie emozioni, raccontarle esercitandosi a cogliere persino le sfumature (è diverso dire “sono arrabbiato/a e “sono frustrato/a, “sono triste” e “sono malinconico/a) è essenziale per identificare ciò che ci muove, rapportarci con gli agli e agire nel modo più adatto alla situazione.
Ascolta il tuo corpo
Nel paragrafo precedente abbiamo detto che le emozioni non stanno nella nostra testa o meglio non stanno solo lì. E dove allora? Ma in tutto il nostro corpo che, a differenza della mente (che spesso, appunto, mente) dice sempre la verità. Verificarlo è facile: quante volte vi sarà capitato di parlare con una persona che vi dice una cosa e il suo viso dice tutt’altro? Per identificare meglio le emozioni, è molto importante guardare anche al linguaggio non verbale: il linguaggio del corpo può dare molti indizi sia su quello che sta succedendo dentro di noi, sia su quello che ci vogliono comunicare davvero le persone che incontriamo.
Pratica ascolto attivo ed empatia
E’ importante comprendere le emozioni e le prospettive degli altri, per rispondere adeguatamente, costruire un dialogo arricchente e stabilire relazioni di fiducia e stima.
Stop allo stress!
Cosa succede quando siamo eccessivamente sotto pressione? Andiamo in tilt e questo significa che non siamo in grado di comprendere cosa ci sta succedendo, figuriamoci riconoscere e gestire le emozioni che proviamo in quel momento. Ecco perché può essere utile imparare alcune tecniche di rilassamento, respirazione o meditazione, per tornare a noi e affrontare la situazione con maggior lucidità.
Le emozioni sono un tema complesso, su cui ci sarebbe da discutere per ore. Se anche tu ti senti in affanno con il riconoscere e gestire le emozioni che agiscono nella tua organizzazione lavorativa, contattaci per una call gratuita, costruiremo insieme un percorso per sviluppare la vostra Consapevolezza Emotiva. Quale momento migliore dell’estate dove il lavoro rallenta e si pongono le basi per la nuova stagione lavorativa?